Moltissime sono le notizie giunte sul fronte dell’App Immuni, scelta dal Governo italiano per il tracciamento dei contagi. Non è ancora arrivata, ma ha già scatenato un vespaio. La critica più comune riguarda la privacy dei singoli cittadini. Anche il Garante della Privacy Antonello Soro si è espresso in tal senso, manifestando qualche preoccupazione. Benché siano arrivati un po’ da ovunque gli appelli al rifarsi al bene collettivo, rinunciare ad un po’ di privacy per garantire la salute di tutti, la polemica infuria ancora.
Vediamo cosa sappiamo a riguardo.
App Immuni: tracciamento della persona o del codice?
Una delle peculiarità più interessanti di Immuni, consiste nella possibilità di mappare non le persone, ma un codice anonimo generato dall’App. Questo significa no Gps, e no tracciamento degli spostamenti. Allora come capiremo l’eventuale contatto con un malato?
Un codice anonimo, relativo al nostro dispositivo, entra in contatto con il codice anonimo delle persone che incontreremo e dei loro dispositivi. L’App registra l’intreccio di questi codici. Codici che, sembra, non verranno inviati ad un server esterno. Infatti oltre a non avere strutture adeguate a reggere un tale carico di dati, la registrazione su server esterno causerebbe ulteriori preoccupazioni di data breach. La soluzione allora, è che questi codici che incontreremo sul nostro cammino saranno salvati sul nostro stesso dispositivo, rimanendo con noi e non “uscendo” dalla nostra App.
Capiamo con un esempio; Immuni e i codici anonimi
Scarichiamo l’App. Il nostro codice anonimo, poniamo il caso sia 99945, sarà sconosciuto anche a noi stessi. Andiamo a fare la spesa e incontriamo diverse persone. Che l’app registrerà con i loro codici anonimi: 84569, 92347, 12768 e via dicendo. Immuni sembra terrà conto anche della prossimità (ovvero di quanto siamo stati vicini) e del tempo trascorso in contatto con questi codici. Le informazioni rimango registrate sull’app, proprio come insieme di codici e dati di tempo e prossimità con questi. Ora arriva il punto. Nel momento malaugurato in cui uno di questi personaggi (o noi stessi) dovessimo risultare infetti a seguito di accertamenti sanitari, Immuni invierà un Alert a tutti i dispositivi con cui siamo entrati in contatto. Questo significa che quelle persone dovranno preoccuparsi di svolgere accertamenti sanitari. Il tutto, lo ripetiamo, in forma anonima.
Problemi e non polemiche
Al di là delle sterili polemiche, esistono problemi tecnici dei quali non è ancora chiara la risoluzione. Ed essendo già alle porte di Maggio è lecito chiedersi se qualcuno stia efficacemente lavorando a questi punti.
I limiti della precisione dell’App Immuni
Come sottolineato da Il Secolo XIX, l’App sarà in grado di capire che persone che vivono nello stesso condominio possono risultare molto vicine ma non essere mai entrate in contatto? Potrà capire la differenza fra persone sull’autobus e persone alla pensilina, durante una fermata? Ovvero, sarà in grado di rilevare le barriere che di fatto impediscono il contatto fisico fra due persone molto vicine?
La questione bluetooth negli iPhone
I dispostivi iPhone funzionano con parametri di sicurezza molto elevati, tal volta esageratamente chiusi. Ancora una volta, ci si chiede se immuni funzionerà di fatto sui dispositivi Apple. Infatti gli iPhone in background (ovvero a telefono a riposo) non rilevano dati bluetooth. È come se fossero spenti. Il problema, ovviamente, non è solo italiano.
La base volontaria e la copertura del 70%
Benché sia già stato specificato che una copertura inferiore non sarebbe comunque inutile, si sa che per massimizzare l’utilità di Immuni servirebbe almeno una diffusione sui cellulari del 70% della popolazione. Ma, essendo il nostro un paese democratico, non è (giustamente) possibile obbligare nessuno ad installarla. E vista la marea di fake news che sta circolando in rete, potrebbe essere che l’obiettivo venga mancato. Il ché fa molto riflettere considerando che gli italiani risultano piuttosto “bassi” in ogni classifica riguardo alla preoccupazione sulla gestione dei dati personali. Insomma, di solito siamo davvero poco attenti rispetto agli altri paesi europei.
Un finto problema; gli anziani
Ovviamente qualcuno si è chiesto cosa accade a quelle persone che uno smartphone non ce l’hanno. Come ad esempio gli anziani, che utilizzano cellulari molto più semplici e dedicati a loro. Per questo la soluzione c’è già: il braccialetto con tracciamento Bluetooth. Farebbe tutto ciò che fa l’App ma sarebbe di fatto un braccialetto che potrebbe essere venduto, si ipotizza, anche nelle edicole per pochi euro.
Immuni è quasi qui
In conclusione: l’App è attesa per Maggio, ovvero fra pochissimo. Il 4 del mese parte la fase 2, il Lockdown si allenta e vedremo cosa accadrà. Il consiglio che ci sentiamo di darvi è, se realmente siete preoccupati della vostra privacy, di seguire la pagina del garante su Linkedin, in modo da essere sempre informati sulle tutele messe in campo dallo Stato in questo ambito.