Chi conosce Tutela Digitale sa che da sempre ci occupiamo di Revenge porn; il recente caso della maestra d’asilo torinese vittima di questa pratica, ha sollevato i riflettori sul tema da parte di tutte le testate. Noi abbiamo scritto articoli ed innumerevoli post riguardo a queste dinamiche del web, e non siamo rimasti sorpresi per l’ennesimo caso. Tuttavia abbiamo deciso di aspettare che il vespaio cessasse prima di dire la nostra sull’ultimissimo esempio. E ora vi diciamo perché, e perché la Revenge porn è sempre un reato.
Tanto rumore, ma poi?
La questione torinese è finita su tutti i giornali. Giustamente con atteggiamento di unanime accusa nei confronti del gesto che, ricordiamo, è un reato. Da tutte le parti si sono sollevati accorati appelli, tentativi di sensibilizzazione, voglia di fare emergere e conoscere il problema. Il vero dramma, e in tempi di social network era facile aspettarselo, è nato leggendo i commenti del sentire comune.
Non solo l’atto non viene percepito come Revenge porn (letteralmente, vendetta porno), ma c’è chi accusa la vittima invece del carnefice. Perché “certe cose non andrebbero fatte”. Come se entrare nel privato di una persona, vedere del marcio in gesti da considerarsi normalissimi e sdoganati nel 2020, fosse il fulcro del problema.
Cosa deduciamo da questo atteggiamento diffusissimo? Che il problema non risiede più nella poca conoscenza della dinamica. Il problema è culturale e va molto oltre e molto più in profondità dell’online.
Revenge porn per la maestra d’asilo; quando l’online si ferma
Come società ci capitano casi in cui qualcuno, imbarazzatissimo, ci chiede di far sparire un video hard dalla rete. In diversi anni di attività la cosa è stata abbastanza frequente. Ciò per cui ci prodighiamo però, è evitare che cose del genere accadano, poiché costituiscono il peggio che il web abbia da offrire. Questo, e anche il deep fake, sono pratiche che strumentalizzano i corpi e vanno condannati non solo come illeciti, bensì anche a livello umano, per una società più giusta e rispettosa del corpo contro gli stereotipi di genere. Sia ben chiaro, la cosa non è a senso unico: se pensiamo al sexy ricatto, che come dinamiche assomiglia al Revenge porn, scopriamo che sono gli uomini le vittime più colpite. Ma i casi di cronaca sono terribilmente più a sfavore delle donne, che proprio nella vendetta di ex, o nel semplice “gioco” di qualcuno non in grado di rispettare il sesso femminile, si cimentano in questo genere di pratiche.
La soluzione non è più rimuovere semplicemente i contenuti, né proteggere la privacy delle vittime. La soluzione consiste in una rivoluzione culturale che porti le persone a non giudicare le altre per la loro vita, sia in ambito sessuale che altro.
La rivoluzione è nel non usare l’online come il luogo impunito della pubblica gogna. Nell’educare al rispetto e al corretto utilizzo di strumenti così validi, come il web, che stanno venendo distrutti dal peggio della nostra umanità.