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Le 5 cose da sapere sul reato di Revenge Porn

Tutela Digitale | Revenge Porn

Di Revenge Porn abbiamo parlato abbondantemente in vari articoli. Dal 2 Aprile 2019, però, è diventato reato per la legge italiana.
Cosa c’è da sapere sul nuovo testo appena passato alla Camera?

1. Pene previste per il reato di Revenge Porn

Il testo punisce pesantemente chiunque diffonda e pubblichi materiali foto e video ad esplicito contenuto sessuale, senza che chi vi è ritratto ne dia autorizzazione. Quindi tutti quei materiali che sono nati con natura privata, non possono essere ceduti o inviati a terzi. Chi è rappresentato nelle immagini deve essere d’accordo sulla loro diffusione, altrimenti la pena prevede:
a) Una multa fra i 5.000 ed i 150.000€
b) La reclusione fino a 6 anni.

2. Niente sconti per i “tramiti”

Il testo è nato per colpire anche gli intermediari. Coloro i quali, ricevuto il materiale di chiara natura privata, lo ri-condividono e ri-diffondono a loro volta. Questi vengono ugualmente punti poiché è proprio da comportamenti come questi che i materiali di Revenge Porn finiscono sui siti più disparati, o vengono condivisi in una catena infinita. L’idea è infatti quella che la condivisione venga fatta per arrecare danno alla persona ritratta. Il testo punisce questi “tramiti” esattamente come chi per primo ha diffuso le immagini imputate.

3. Il Revenge Porn pesa di più fra coniugi

Secondo quanto stabilito dal testo della legge, la pena aumenta se a diffondere le immagini di Revenge Porn è un coniuge. Anche se separato o divorziato. Lo stello vale per chiunque sia stato legato da una relazione affettiva con la vittima. La scelta dipende dal fatto che la maggior parte dei casi si registrano proprio fra persone legate sentimentalmente (da qui il termine revenge, “vendetta”).

4. Il testo cerca di stare dalla parte dei più deboli

Il testo, che si inserisce in un più ampio ddl sul Codice Rosso (Violenza sulle donne), prevede che venga aumentata la pena anche in altri casi. Fra questi, quando la vittima è in condizione di inferiorità fisica o psichica. Aumenta la pena anche se la vittima è una donna in gravidanza. L’aumento in questione è previsto da un terzo fino alla metà della pena, e la vittima ha tempo di querelare fino a 6 mesi dopo il reato.

5. La seconda è quella buona

Inizialmente naufragato alla camera, il ddl sul Codice Rosso è poi passato alla Camera dei deputati con l’unanimità. 461 voti favorevoli hanno garantito il successo del testo. Fortunatamente. Il vuoto legislativo che esisteva intorno al Revenge Porn è stato finalmente colmato.

Simonluca Renda

Simonluca Renda

Simonluca Renda è Communication Specialist e collabora da diversi anni con Tutela Digitale curandone la comunicazione on ed off line. Scrive sul Journal di Tutela Digitale dal 2018.

Simonluca Renda

Simonluca Renda è Communication Specialist e collabora da diversi anni con Tutela Digitale curandone la comunicazione on ed off line. Scrive sul Journal di Tutela Digitale dal 2018.
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