World-Check. Tutela Digitale si è occupata a più riprese della questione, analizzando le implicazioni di una schedatura. Questo database gestito dalla società Thomson Reuters Risk Management Solutions suite, opera infatti da circa 19 anni in tutto il mondo. Ma che cos’è esattamente World-Check? La Thomson Reuters fa qualcosa di illegale? Scopriamo insieme qual è il pericolo e quale il confine del suo operato.
Conosciamoci; cos’è World-Check?
World-Check è un enorme database che contiene dati personali. Persone politicamente esposte, organizzazioni o singoli individui possono essere potenzialmente “rischiosi”, per le banche, che tramite i report di World-Check decidono se acconsentire o negare conti in banca, prestiti, ecc.., ai propri clienti. In sintesi, World-Check è uno strumento a cui 49 fra le più grandi banche del mondo fanno riferimento per informarsi sui propri clienti. L’utente è a rischio? Allora nessun conto o affare può essere fatto con l’istituto. I Report sono strumenti a cui gli istituti si affidano in toto.
Fino a qui nulla di strano; è risaputo che gli istituti di credito si documentano approfonditamente sui propri clienti prima di concedere loro qualsiasi tipo di servizio. Tuttavia con World-Check i rischi esistono anche per utenti completamente “puliti”. Non pochi, fra l’altro, si sono visti chiudere improvvisamente il conto senza un perché apparente. Vediamo cosa ha causato tutto ciò.
Chiusura del conto in banca
Come vi abbiamo raccontato qualche tempo fa in un nostro articolo, World-Check può portare non solo alla mancata apertura di un conto, ma anche alla sua prematura chiusura. Un caso recente è quello della Moschea di Finsbury Park a Londra, che nel 2014 si è vista chiudere il conto in banca senza spiegazioni. Solo più tardi è emerso che World-Check aveva schedato la moschea come vicina al “terrorismo internazionale”. Questo a causa di un imam radicale, non più attivo in quella moschea da ben 10 anni.
È infatti proprio qui che risiede il problema: da dove recupera le informazioni World-Check? E soprattutto, i dati sono aggiornati? Quello che riporta è affidabile, o il rischio concreto è che le banche che si affidano al database prendono decisioni su informazioni ballerine?
Leggiamo l’informativa sulla privacy di World-Check
Sul sito della Thomson Reuters è possibile trovare, anche in italiano, l’informativa sulla privacy di World-Check. Alla voce “Fonti di informazioni personali”, fra le tante, l’azienda riconosce di fare uso di:
“Fonti pubblicamente accessibili, quali siti web pubblici, database aperti di governi o altri dati di dominio pubblico, per aiutarci a mantenere l’accuratezza nonché per fornire e migliorare i Servizi”
Il web, ce ne siamo occupati a fondo, ha grossi problemi di memoria. Vicende ormai passate, magari rivelatesi buchi nell’acqua, procedimenti che finiscono per nulla di fatto, accuse fasulle, rimangono spesso on-line. Non importa che la “vittima” ne sia uscita pulita (con un’assoluzione nel caso di un procedimento penale, ad esempio): spesso gli articoli “accusatori” rimangono in rete mentre le assoluzioni non vengono neanche pubblicate. Quando una storia si “sgonfia”, per usare un termine giornalistico, questa non viene più presa in considerazione dalla rettifica. Insomma a nessuno interessa “sgonfiarla”. Tuttavia articoli lesivi della reputazione di un dato soggetto rimangono fermi on-line, per sempre. World-Check ammette di prendere informazioni anche dalla rete, ma come sappiamo queste non sempre sono aggiornate né affidabili. Il problema è quindi concreto. Immaginiamo un problema giudiziario risalente ad una decina di anni prima. Come può influenzare l’apertura di un conto in banca dopo tutto il tempo che è passato? Il soggetto ha diritto, anche qualora fosse stato giudicato colpevole, di tornare normalmente in società una volta scontata un’eventuale pena.
Altro problema: la confidenzialità
World-Check ha un altro elemento che può creare non pochi problemi: chi viene schedato non ne è a conoscenza. La società non avvisa il malcapitato. Ne risulta che un imprenditore può vedersi sottratta qualsiasi possibilità di rimettersi in gioco, dopo una brutta vicenda saldata con la giustizia, senza nemmeno comprenderne il motivo. Magari per un vecchio articolo rivelatosi non aggiornato, non corretto, eppure presente in rete. Questo, è evidente, è profondamente ingiusto.
Un istituto di credito non è solito dare spiegazioni sul perché prende determinate decisioni. Ne consegue che chi cade nella rete di del database può riscontrare grossi problemi per lungo tempo, anche perché le banche generalmente non comunicano l’eventuale utilizzo di questo software. Solo con un’indagine più approfondita si può scoprire il misfatto.
Non c’è due senza tre; il leak di dati del 2014
Come se i problemi non fossero finiti, un’altra falla affligge il Database. Un problema di sicurezza dei dati personali in esso contenuti. È già avvenuta una fuoriuscita dei dati che ha portato un utente a possedere una copia di World-Check e di tutti i dati in esso contenuti aggiornato al 2014. Ovviamente il fatto che un database con informazioni così personali possa essere eluso nella sicurezza rilasciando informazioni in rete, è di per sé gravissimo. Un altro problema che la Thomson Reuters ha dovuto affrontare e che potrebbe ripetersi in futuro, perché oltre al danno si aggiungerebbe la beffa di vedere i propri dati sparpagliati per il web.
In conclusione
Anche se World-Check è un database completamente legale e la Thomson Reuters una multinazionale senza nulla da nascondere, il pericolo dato dall’uso improprio dei dati di World-Check è tangibile. Al momento, l’unico modo per difendersi è scoprire se si è stati schedati dal database, e rivolgersi a Tutela Digitale per richiedere la rimozione dei propri dati dal database. Siamo in grado di comunicarti se sei finito nella schedatura ed aiutarti ad uscirne tramite la nostra assistenza. Puoi contattarci scrivendo a info@tuteladigitale.it oppure chiamandoci al 051 236835.
Ancora dubbi? Guarda il nostro video: