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Come la riforma Cartabia non abbia reso il Diritto all’oblio automatico e assicurato

Diritto all'oblio va ponderato con il diritto all'informazione

Nel mondo digitale di oggi, quello del Diritto all’oblio è un concetto che suscita sempre discussioni e dibattiti. La recente riforma Cartabia ha ampliato i diritti delle persone nel far rimuovere informazioni personali dai motori di ricerca, ma questo diritto, come da sempre, si deve confrontare con la libertà d’informazione.
Fino ad ora la cosa era sempre stata gestita secondo parametri di buonsenso, facendo sì che il Diritto di cronaca venisse superato solo in caso di vicende effettivamente non più di interesse pubblico. E sempre ha giocato un ruolo fondamentale la posizione del soggetto richiedente, laddove un personaggio pubblico non poteva essere trattato allo stesso modo della persona comune (verso il quale il diritto di cronaca perde velocemente l’interesse delle persone).

È un tema che abbiamo affrontato spesso in passato, infatti abbiamo redatto una lunga guida sul Diritto all’oblio, oltre ad articoli sulla riforma Cartabia e altri materiali. Ma oggi vogliamo parlare di qualcosa di diverso, un caso unico, che ha visto il Garante Privacy prendere una posizione del tutto inaspettata.

Un equilibrio delicato

Un caso pratico ha portato il dilemma Diritto all’oblio vs Diritto di cronaca alla ribalta. Un individuo, ovviamente protetto dall’anonimato, ha chiesto la rimozione di alcuni link associati al proprio nome che facevano riferimento a un procedimento penale ormai archiviato. L’archiviazione garantiva che il soggetto non aveva commesso alcun reato, e quindi, in base alla riforma Cartabia, sembrava il nullaosta perfetto per richiedere senza colpo ferire la rimozione o la deindecizzazione di tutti i link ad esso associati online. Tuttavia il motore di ricerca ha ritenuto che ci fosse ancora un interesse pubblico a mantenere quelle informazioni online, dato che riguardavano una figura pubblica e erano di natura giornalistica.
Infatti la protesta verteva proprio su questo: le notizie che si volevano eliminare erano fresche, parlavano dell’archiviazione dell’individuo dalla vicenda e quindi non ledevano in nessun modo la sua reputazione. Anzi, la riabilitavano. Inoltre il fatto interessava alle persone, proprio perché “vicenda recente”.

L'ideatrice della riforma Cartabia, Marta Cartabia

Il reclamo al Garante in virtù della riforma Cartabia e del Diritto all’oblio

L’individuo ha presentato quindi un reclamo al Garante della Privacy, lamentando il pregiudizio subito a causa della visibilità online di queste informazioni. La riforma Cartabia infatti consente a persone indagate o imputate di richiedere la rimozione o la deindicizzazione dei dati personali relativi a decisioni giudiziarie favorevoli, utilizzando l’assoluzione o archiviazione come una sorta di passe- partout per ottenere facilmente quanto si vuole. Tuttavia non è andata così. Il Garante ha rigettato la richiesta motivando in maniera amplia il perché della sua decisione.

 

Clausola di salvaguardia: bilanciare il diritto all’oblio con la libertà d’informazione

Secondo il Garante Privacy, non esiste un automatismo ad applicare il Diritto all’Oblio nemmeno dopo la riforma Cartabia.
L’art. 64-ter disp.att. c.p.p. richiama l’art. 17 del GDPR, il quale afferma che il diritto alla cancellazione deve essere bilanciato con il diritto fondamentale alla libertà di espressione e di informazione. Questo bilanciamento richiede l’analisi di diversi fattori, tra cui la temporalità, la rilevanza pubblica delle informazioni e il ruolo dell’individuo nella vita pubblica. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha indicato che anche i dati giudiziari, come quelli in questione, devono essere valutati alla luce dell’interesse pubblico. In alcuni casi, questo interesse pubblico può prevalere sull’interesse individuale alla rimozione di dati, soprattutto se le informazioni sono attuali e riguardano una figura pubblica.

Il Garante Privacy sulla riforma Cartabia

Il bilanciamento fra diritti digitali

Questo caso mette in luce quanto sia difficile equilibrare il diritto alla protezione dei dati personali con il diritto alla libertà d’informazione. Il Diritto all’oblio è fondamentale ma deve essere ponderato, tenendo conto della funzione sociale e del principio di proporzionalità.
Tuttavia, quello del Diritto all’Oblio è un diritto della persona, applicabile in molti casi, ed essenziale per la salvaguardia della propria reputazione online. Se necessiti assistenza o hai bisogno di rimuovere dalla rete informazioni non veritiere, non aggiornate, o lesive, contattaci.

Simonluca Renda

Simonluca Renda

Simonluca Renda è Communication Specialist e collabora da diversi anni con Tutela Digitale curandone la comunicazione on ed off line. Scrive sul Journal di Tutela Digitale dal 2018.

Simonluca Renda

Simonluca Renda è Communication Specialist e collabora da diversi anni con Tutela Digitale curandone la comunicazione on ed off line. Scrive sul Journal di Tutela Digitale dal 2018.
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