L’hate speech, o discorso d’odio, è uno dei problemi più gravi del web moderno. La facilità con cui contenuti offensivi e discriminatori possono diffondersi online rappresenta una minaccia non solo per le vittime, ma per l’intero ecosistema digitale. Con il Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 208, il nuovo Testo Unico dei servizi di media audiovisivi, l’Italia ha introdotto regole più stringenti per contrastare il fenomeno.
Hate speech: cos’è?
Espressione di odio rivolta, in presenza o tramite mezzi di comunicazione, contro individui o intere fasce di popolazione (stranieri e immigrati, donne, persone di colore, omosessuali, credenti di altre religioni, disabili, ecc.).
fonte Treccani
L’hate speech comprende tutti quei contenuti che incitano all’odio o alla violenza contro individui o gruppi sulla base di caratteristiche protette, come:
- Razza o etnia
- Religione
- Genere e orientamento sessuale
- Disabilità
Può manifestarsi in forme diverse: insulti, stereotipi, minacce dirette o anche commenti apparentemente innocui che alimentano discriminazioni e pregiudizi.
I numeri del problema
I dati sul discorso d’odio in Italia sono preoccupanti, diversi studi condotti da enti diversi rilevano quanto ormai sia dilagante il problema:
- Amnesty International Italia ha condotto il Barometro dell’odio, focalizzandosi sul sessismo online. Dallo studio emerge che, quando il tema del commento riguarda “donne e diritti di genere”, l’incidenza dei messaggi offensivi, discriminatori o di hate speech è di quasi 1 su 3. Inoltre, gli attacchi personali diretti alle donne superano di un terzo quelli ricevuti dagli uomini.
- Secondo un rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, in Italia si è registrato un aumento di discorsi razzisti basati su stereotipi negativi contro migranti, musulmani, persone di origine africana e comunità rom.
- La Rete Nazionale per il Contrasto ai Discorsi e ai Fenomeni d’Odio ha sviluppato una piattaforma che presenta dati e ricerche tramite infografiche animate, rendendo immediatamente comprensibili informazioni complesse sul fenomeno in Italia.
Questi numeri dimostrano, inoltre, quanto sia urgente intervenire per contrastare il fenomeno.
Dove si manifesta?
Se una volta tutto avveniva in piazza e nei luoghi pubblici, oggi le offese e i discorsi di odio avvengono online, dove la rapidità dei contenuti, la superficialità dei temi trattati e soprattutto la sensazione di essere protetti dallo schermo amplifica il problema a livello esponenziale. I principali canali includono:
- Social network: piattaforme come Facebook, Instagram e Twitter, dove post, commenti e messaggi privati spesso veicolano discorsi discriminatori.
- Forum e community online: spazi virtuali dedicati a discussioni tematiche, spesso meno moderati.
- Piattaforme di video-sharing: video che incitano all’odio o promuovono ideologie discriminatorie sono facilmente condivisibili e difficili da rimuovere.
Abbiamo approfondito il tema dell’odio online anche nell’articolo: https://www.tuteladigitale.it/journal/pericoli-del-web/cyberbullismo-in-italia/
Come abbiamo detto sono diversi i fattori che fanno in modo che tali contenuti vengano portati a livelli esponenziali di diffusione e prolificazione, ma di certo ci sono anche meccanismi su cui si fondano i canali utilizzati che ne intensificano il problema, come:
- Algoritmi di amplificazione: i contenuti che generano interazioni (spesso negativi) vengono mostrati a un numero sempre maggiore di persone, pensiamo alla facilità con cui esplodono le shitstorm.
- Difficoltà di moderazione: le piattaforme spesso non riescono a monitorare efficacemente i contenuti, permettendo la diffusione di discorsi d’odio.
Questo contesto rende fondamentale una regolamentazione che obblighi le piattaforme a intervenire con maggiore tempestività ed efficacia.
Cosa prevede il nuovo Testo Unico dei servizi di media audiovisivi
Il 22 dicembre 2023, il Governo italiano ha presentato uno schema di decreto legislativo contenente disposizioni integrative e correttive al Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 208, noto come Testo Unico dei servizi di media audiovisivi. Questo intervento normativo mira ad aggiornare e adeguare la legislazione vigente alle nuove realtà del mercato audiovisivo, in attuazione della direttiva (UE) 2018/1808. Il decreto legislativo n. 50 del 25 marzo 2024, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 90 del 17 aprile 2024, contiene le disposizioni integrative e correttive al Testo Unico dei servizi di media audiovisivi, in considerazione dell’evoluzione delle realtà del mercato e in attuazione della direttiva (UE) 2018/1808.
Queste modifiche sono state introdotte per garantire che la normativa italiana rimanga al passo con le trasformazioni tecnologiche e di mercato nel settore dei media audiovisivi, assicurando una regolamentazione efficace e aggiornata.
Tra i punti del Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 208 per contrastare l’hate speech è bene sottolineare:
- Responsabilità delle piattaforme digitali: devono garantire strumenti di segnalazione accessibili e rimuovere rapidamente contenuti illeciti.
- Monitoraggio e prevenzione: obbligo di implementare sistemi per individuare contenuti d’odio e prevenire la loro diffusione.
- Supervisione: i fornitori di media devono garantire che le loro comunicazioni commerciali non contengano elementi discriminatori o che possano promuovere odio e violenza.
- Sanzioni più severe: per chi non rispetta le regole, sono previste multe significative per le piattaforme.
- Promozione di educazione digitale: campagne per sensibilizzare gli utenti all’uso consapevole della rete.
- Sorveglianza: viene previsto un monitoraggio attivo da parte delle autorità competenti (AGCOM in Italia).
Queste misure mirano a creare un ambiente digitale più sicuro per tutti.
Il contrasto all’hate speech richiede uno sforzo collettivo. La nuova normativa italiana rappresenta un passo avanti, ma è fondamentale che piattaforme, utenti e istituzioni lavorino insieme per combattere il fenomeno.
Contrastare fenomeni come l’hate speech e il cyberbullismo non è facile, ma non sei solo.
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