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Scandalo Telegram: il nostro Vademecum

Sexting e Revenge Porn

È recentissimo lo scandalo emerso su Telegram. Revenge Porn, Sexy Ricatto e tutto ciò di negativo che è connesso al Sexting è emerso all’improvviso. L’app di messaggistica, famosa soprattutto perché permette di cancellare le conversazioni entro un determinato lasso di tempo, è oggi nell’occhio del ciclone. E a buon ragione. Sono stati infatti individuati gruppi in cui gli utenti si scambiavano immagini hot. Non semplice pornografia, ma immagini prese dal privato di persone completamente ignare. Foto rubate dai social. Immagini di minori, condivise anche da parenti stretti e dati in pasto agli altri utenti.

 

Sexting e Revenge Porn

I nuovi mezzi digitali aderiscono in fretta alla realtà di tutti i giorni. Questi sono da sempre terreno fertile per la pornografia, ma anche purtroppo per la pedopornografia.
Internet (e la sua tanto declamata “libertà”) è stato ben regolato, ma è nelle pieghe stesse di questa tecnologia che sta l’inghippo. Il web non è completamente controllabile. Ciò che vi è dentro sfugge, si moltiplica, trova vie per arrivare a chi ne cerca i contenuti. Da qui spiacevoli situazioni come quelle della Revenge Porn, la possibilità che qualcuno pubblichi contenuti privati, intimi, personalissimi, on-line. Il gioco della seduzione si sposta infatti sul digitale, si inviano foto se non video, si “chatta” o si fa “Sexting” a cuor leggero. Ignorando che esistono pericoli enormi, come il fatto che la persona che sta dall’altra parte del dispositivo potrebbe non essere fidata. Potrebbe essere sconosciuta. O conosciuta (come un partner) e tuttavia imprevedibile. A questo segue il cosiddetto Sexy ricatto: se non paghi, pubblico queste tue foto. Tutti pericoli verso i quali è necessario alzare la guardia.

 

Il Vademecum dopo lo scandalo Telegram

Il fatto che nel nostro paese sia emerso un network così profondo e frequentato (si parla di oltre 40mila persone coinvolte), deve farci riflettere. Non possiamo più ignorare il pericolo in cui ci mettiamo quando entriamo in certi campi. Quindi vi diamo qualche consiglio a proposito, nati dalla nostra esperienza come azienda nel trattare (e risolvere) casi del genere:

 

1. Il Sexting è sempre pericoloso

Inutile girarci troppo attorno. Questo genere di pratiche possono contenere un rischio, quindi se si decide di farle bisogna necessariamente prendere coscienza di questo. Inviare foto e video hot comporta un rischio perché, una volta uscite dal nostro dispositivo, non abbiamo più modo di controllarle. Quindi, sebbene non sia il caso di vietare queste modalità, raccomandiamo sempre di fare molta attenzione.

 

2. Inviate foto e video solo a persone fidate

Sembra scontato, ma come dimostrano molte storie finite male non lo è. I contenuti piccanti vanno inviati solo a persone di cui vi fidate e che sapete non pubblicheranno mai i vostri nudi. Non fermatevi al semplice “ora“. Valutate se sono persone che, in seguito a un litigio, potrebbero farlo. Oppure se sono utenti che non pensano alla loro Privacy. Se la vostra sicurezza è di ferro ma quella del partner è un colabrodo, il materiale che vi riguarda sarà comunque a rischio.

 

3. Proteggete il vostro smartphone (e quello del partner) con un codice

È molto probabile che la maggior parte delle foto che inviate resteranno sul vostro telefono. Per questo è bene bloccarlo tramite codice o impronta digitale, in modo che nessuno possa prenderlo e accedere ai vostri contenuti multimediali. Per lo stesso motivo dovreste convincere il partner a fare lo stesso: se le foto che gli arrivano sono accessibili a chiunque prenda in mano il suo telefono, la vostra attenzione alla sicurezza sarà stata inutile.

 

Scandalo Telegram- Sexy ricatto
4. Attenzione agli screenshot!

Applicazioni come Instagram segnalano se un utente ha fatto uno screenshot della schermata appropriandosi di un’immagine pubblicata temporaneamente. Non sempre però le app di messaggistica lo segnalano. E poi, nonostante l’avviso, lo screenshot viene comunque salvato. Insomma, voi sapete che l’immagine è stata “copiata”, però il danno è fatto. Applicazioni come Privates rendono più difficile, ma non impossibile, scattare screenshot. Usatele.

 

5. Assicuratevi che il vostro volto non sia nella foto

I selfie frontali senza veli? Non sono una buona idea. Quando inviate un contenuto piccante pensate sempre alla possibilità che questo fuoriesca dalla conversazione con il partner. Per questo è bene prendere delle precauzioni per evitare di essere riconosciuti. Oltre a nascondere il volto è bene evitare di inserire dettagli. Ad esempio tatuaggi o piercing. Utilizzate uno sfondo neutro, non riconducibile alla vostra abitazione. Se proprio non potete fare a meno di immortalare questi dettagli, fate un passaggio in un’applicazione di grafica e mascherateli.

 

6. Utilizzate la modalità “incognito”

Sul vostro smartphone e su quello del partner è bene impostare le app di messaggistica in modo che non salvino le immagini e che non registrino la cronologia dei messaggi. Per farlo basta aprire le impostazioni, selezionare la modalità Incognito (o Segreta) e disattivare la cronologia delle conversazioni e il salvataggio automatico dei file multimediali.

 

7. Eliminate la geolocalizzazione delle immagini

Ogni immagine è accompagnata da una serie di informazioni contenute nei file EXIF. Macchina fotografica, orario e posizione, possono rivelare molto sulla storia dello scatto. Per eliminare la geolocalizzazione potete agire in due modi: su iPhone utilizzando app come Photo Investigator o Metadata Cut e su Mac aprendo l’immagine con Anteprima, andando in Strumenti -> Mostra Inspector -> GPS e selezionando “Rimuovi informazioni sulla localizzazione“.

 

Telegram, Revenge Porn

8. Assicuratevi che le foto non vengano caricate sul cloud

Molti dei recenti furti di foto intime sono avvenuti perché le vittime non sapevano di aver caricato le immagini sul cloud. Spesso gli smartphone effettuano un backup automatico che invia nello spazio di archiviazione online tutte le foto scattate, comprese quelle piccanti e quelle eliminate dal device. Per questo dovete assicurarvi che i servizi di backup siano disattivati prima di scattare le foto. Allo stesso modo, se avete attivato il backup di WhatsApp su iCloud, le immagini resteranno salvate nei server a meno che non cancelliate l’intera chat dal vostro account cloud. Non basta eliminare il messaggio dalla conversazione sul device.

 

9. Eliminare le registrazioni audiovisive

Dopo l’invio di foto o video compromettenti, non è necessario lasciare prove. Quindi rimuovete tutti i contenuti che non volete vengano alla luce.

 

10. Non praticare sexting tramite reti Wi-Fi pubbliche

la connessione ad Internet aperta non è sicura, perché altri utenti esperti potrebbero ottenere informazioni dal dispositivo. Le Wi-fi pubbliche andrebbero sempre evitate se non per una navigazione molto neutra, senza alcun accesso a sfere più personali (vale anche per homebanking e simili).

 

11. Qualora tu sia vittima di Sexy Ricatto

Di fronte alla richiesta di una somma di danaro periodica quale accordo per non pubblicare foto/video di cui qualcuno è in possesso, attenzione a non cadere nella trappola! In molti casi se vedono che l’estorsione non trova seguito, non proseguono. Ovvero non fanno ciò che minacciano di fare. Rivolgetevi subito alla Polizia Postale, che proprio dopo lo scandalo Telegram ha lanciato un’App apposita.

 

12. Affidarsi a società specializzate

Infine, vi consigliamo caldamente di rivolgervi a società specializzate per il monitoraggio del proprio nome nel web, in modo da controllare 24/24 qualsiasi menzione vi riguardi online. Tutela Digitale fornisce anche i mezzi affinché queste pubblicazioni vengano rimosse dalla rete.

 

Per i furbetti dello Scandalo Telegram

Ricordiamo che pubblicare materiale senza l’esplicito consenso delle persone coinvolte è reato:

L’art 600 ter stabilisce che: “È punito con la reclusione da 6 a 12 anni e con la multa da euro 24.000 a 240.000 chiunque:
1) utilizzando minori di anni diciotto, realizza esibizioni o spettacoli pornografici ovvero produce materiale pornografico;
2) recluta o induce minori di anni 18 a partecipare a esibizioni o spettacoli pornografici ovvero dai suddetti spettacoli trae altrimenti profitto. Alla stessa pena soggiace chi fa commercio del materiale pornografico di cui al primo comma. Chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui al primo e al secondo comma, con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, distribuisce, divulga, diffonde o pubblicizza il materiale pornografico di cui al primo comma, ovvero distribuisce o divulga notizie o informazioni finalizzate all’adescamento o allo sfruttamento sessuale di minori degli anni diciotto, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da euro 2.582 a 51.645. Chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui ai commi primo, secondo e terzo, offre o cede ad altri, anche a titolo gratuito, il materiale pornografico di cui al primo comma, è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da euro 1.549 a 5.164. Nei casi previsti dal terzo e dal quarto comma la pena è aumentata in misura non eccedente i due terzi ove il materiale sia di ingente quantità. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque assiste a esibizioni o spettacoli pornografici in cui siano coinvolti minori di anni diciotto è punito con la reclusione sino a tre anni e con la multa da euro 1.500 a euro 6000.Ai fini di cui al presente articolo per pornografia minorile si intende ogni rappresentazione, con qualunque mezzo, di un minore degli anni diciotto coinvolto in attività sessuali esplicite, reali o simulate, o qualunque rappresentazione degli organi sessuali di un minore di anni diciotto per scopi sessuali”.

 

Simonluca Renda

Simonluca Renda

Simonluca Renda è Communication Specialist e collabora da diversi anni con Tutela Digitale curandone la comunicazione on ed off line. Scrive sul Journal di Tutela Digitale dal 2018.

Simonluca Renda

Simonluca Renda è Communication Specialist e collabora da diversi anni con Tutela Digitale curandone la comunicazione on ed off line. Scrive sul Journal di Tutela Digitale dal 2018.
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